mercoledì 3 luglio 2013

Dispetti


 Volevi tenerlo segreto per evitare che qualcuno che ti conosce avesse indizi per scoprire la tua vera identità, ma hai deciso di rischiare e lo sbandieri ai quattro venti. Studi architettura e come gli altri 50 ragazzi che seguono con te il Laboratorio di Progettazione 2 sei indeciso se detestare o disprezzare il tuo professore.

 Lo sai, di solito questi sentimenti si nutrono ipocritamente per un professore esigente o semplicemente perché non si ammette di non aver fatto abbastanza, ma qui la questione è diversa -per davvero- qui si rasenta l'illegalità.

 Non ne farai il nome, non ne vale la pena e comunque chi lo conosce sa di chi stai parlando, grazie a Dio ce ne sono pochi come lui. Ricordi la prima impressione, circa tre mesi fa. Lo trovasti col suo dolcevita blu, i capelli bianchi e il microfono in mano -che non hai mai capito se fosse acceso o meno-, seduto sulla cattedra ad aspettare le sue nuove ignare vittime.

 Non ti piacque, senza mezzi termini. Pensasti che fosse un vecchio, presuntuoso, pomposo insegnate universitario, lo bollasti così prima che dicesse una parola e la tua amica, quella dell'altro post, era d'accordo con te.

 Poi qualcosa cambiò, arrivarono gli altri, la lezione cominciò e pensasti di esserti sbagliato, ti sembrò preparato, esperto come professore e come architetto, qualcuno da cui apprendere davvero qualcosa -voce bassa permettendo- durante questo secondo anno piuttosto deludente. Come sbagliavi.

 Parlò per circa un paio d'ore di politica e architettura per poi rivelare quale sarebbe stato lo scopo del corso, il cosiddetto tema d'anno. Progettare un edificio destinato a social housing.

lunedì 1 luglio 2013

Ma... è impazzito o sta scherzando?


Stai tornado da una nuova giornata in facoltà, avevi un po' perso l'abitudine, non di svegliarti prima dell'alba, quello lo fai ogni giorno e non sai perché, ma di prendere il treno un'ora e mezza prima per arrivare a lezione appena in tempo.

 Questo breve corso estivo però ti intrigava già da un po' e, nonostante la tua amica, quella con cui ormai fai praticamente tutto all'università, non sia venuta, hai deciso di andare lo stesso, senza neanche cercare di convincerla. In realtà forse la sua assenza è stata una spinta in più, volevi ricordarti com'è essere solo, volevi scoprire se saresti sopravvissuto e se eri ancora capace di conoscere persone nuove.

 Sorpresa! La solitudine non ti ha ucciso, non ti è piaciuta, ma la puoi gestire e ti ricordi ancora come si avvicina uno sconosciuto -le sconosciute non hai mai dimenticato come incontrarle, la tua tendenza a trovarti più a tuo agio con le persone del sesso opposto è una delle tue tante stranezze particolarità- nel giro di mezz'ora ti trovi a conoscere un tipo con cui probabilmente darai l'esame visto che è un lavoro di gruppo.

 La tua amica, quella che non è venuta, si fa viva, ti chiede come va, le racconti un paio di sciocchezze e le dici che più tardi, tornando, passerai da lei. Non c'è una vera ragione, si, ti piace stare con lei, almeno il più delle volte e sai che piace anche a lei, nonostante il vostro rapporto negli ultimi mesi sia cambiato raffreddandosi un po'. Siete abituati a vedervi spesso, con la scusa dello studio di solito e stavolta erano 4 o 5 giorni che non vi incontravate. Tu sai che nel fine settimana non ci sarai, hai appena prenotato un weekend fuori per te e la tua ragazza -che ti ostini a non definire tale- e in qualche modo ti pesa stare una settimana senza incontrare la tua amica.